domenica 19 febbraio 2017

Muri e ponti e il papa all'università

Da parte della fazione capeggiata da papa Francesco (è un linguaggio cinico, ma il papa ha smesso da tempo i panni del "padre" per diventare il capo di un partito in lotta contro i "conservatori" per la riforma della chiesa) si sente spesso ripetere che la chiesa non deve costruire muri, ma ponti, come se fosse un comando evangelico.
Il papa è un pontefice secondo la tradizionale etimologia, cioè un costruttore di ponti?
Osserviamo che il titolo di pontefice è un'eredità dell'impero romano. La carica di pontifex maximus era una magistratura romana, che divenne carica imperiale e come tale donata al vescovo di Roma quando l'impero divenne cristiano. Non è un termine biblico o evangelico.
Nella Bibbia le mura della città non sono considerate in sè negative, fanno parte del paesaggio. Gli ebrei costruivano mura, i cristiani hanno per secoli recintato le città per difendersi dagli invasori, la Gerusalemme celeste è cinta da mura salde e possenti. La retorica papale su mura e ponti è quindi del tutto moderna. Se significa semplicemente che non bisogna avere un atteggiamento di chiusura e pregiudizio verso il prossimo, lo straniero, va bene, rientra nell'alveo della tradizione omiletica cristiana, ripetuta dal papa in termini ossessivi e senza variazioni, ma l'ospitalità è un importante valore cristiano.
Il papa però ha una visione ideologica sulla grande emigrazione di massa che sta sconvolgendo il nostro secolo. Nel suo discorso all'università di Roma ha ideologicamente affermato che l'emigrazione di massa è positiva:

"A proposito di identità cristiana dell'Europa e di paura che se venga gente di altra cultura perdiamo l'identità europea, io mi domando quante invasioni ha avuto l'Europa dall'inizio a qui? L'Europa è stata fatta di invasioni e migrazioni, voi sapete meglio di me che l'Europa è stata fatta artigianalmente, così le migrazioni sono un percorso, sono una sfida per crescere"

Poi aggiunge, a prova della sua affermazione, che a me pare la confuti, ma per papa Francesco il principio di non contraddizione è roba da rigidi:

"i ragazzi che hanno fatto la strage a Zaventem erano belgi: nati in Belgio, immigrati di seconda generazione, ghettizzati non integrati"

Ora, il papa, nella sua abissale ignoranza, dice che l'Europa si è formata integrando le invasioni e le migrazioni. Il  discorso è molto più complesso.

Quando l'Europa ha subito le invasioni barbariche, l'Europa non c'era. C'era l'impero romano, che era mediterraneo, non europeo. 
Le invasioni sono state di due tipi, i barbari germanici a nord, a partire dal V secolo, e gli arabi, a sud, dal VII.
I primi erano pagani o cristiani, sia pure ariani o di altre varietà. I secondi musulmani,
I primi, nel corso di qualche secolo, sono diventati cristiani latini, si sono romanizzati e, alle soglie dell'anno mille, dopo l'esperienza caroligia, si può parlare di Europa più o meno in senso proprio, che coincide con la cristianità latina. Europa e cristianesimo sono due termini correlati, quando ci riferiamo alla formazione dell'Europa. Da questo momento in poi abbiamo avuto un prodigioso sviluppo: lo splendore del medioevo romanico e gotico, il rinascimento, le scoperte scientifiche, la filosofia e la musica...

Invece dove si  sono stanziati i musulmani, nei territori in cui si parlava greco, latino e siriaco (Egitto, Siria,  Nordafrica, Asia minore), in poco tempo sono stati quasi cancellato i legami che univano le due sponde del Mediterraneo e l'eredità classica. Il mondo islamico per secoli ha costituito una minaccia costante per l'Europa: fino all'800 città come Tunisi o Algeri erano grandi mercati di schiavi rapiti nelle coste europee, i cristiani soggiogati dagli arabi prima e dai turchi poi non hanno mai potuto praticare in libertà la loro religione (checché se ne dica il contrario) e lo sviluppo civile di quei territori è tremendamente regredito anche solo rispetto alla situazione del VII secolo,  prima dell'arrivo degli arabi. Pensiamo alle rovine delle città divenute cristiane come Palmira, Alessandria, Efeso o Antiochia  che ancora oggi ammiriamo e che gli eredi dei fanatici califfi del VII secolo cercano tuttora di distruggere. O pensiamo alla intollerante teocrazia che governa l'Arabia Saudita, lo stato islamico per eccellenza, verso il quale tutti i musulmani si volgono, come un corpo unico, 5 volte al giorno, per adorare il sacro betilo della Mecca.

Ora, il papa afferma che per l'Europa è possibile integrare l'Islam in europa perché la storia lo dimostrerebbe. La storia dimostra esattamente il contrario. Lo storico Henry Pirenne diceva che gli artefici dell'Europa sono stati due: Carlo Magno e Maometto. Il primo ha costruito il suo regno sulla base della cultura classica e della religione cristiana, Maometto ha diviso il mediterraneo e il mondo classico e con il Corano e la spada ha cambiato per sempre la sponda sud del Mediterraneo, pur se abitata in prevalenza da cristiani, ai quali è stata negata ogni possibilità di autonomia politica e culturale. L'Europa è nata come reazione a questa minaccia, non come integrazione delle religioni. Si è formata costruendo muri, non ponti. 

E' un discorso di destra? No, è un dato di fatto. Se il papa vuole parlare dell'emigrazione di massa come di un bene in assoluto può farlo. Se vuole esprimere il desiderio che l'Islam si possa integrare con il cristianesimo o con la società aperta occidentale può farlo. Ma non deve prendere la storia della formazione dell'Europa come giustificazione e prova, perché tale storia dimostra esattamente il contrario: l'Europa nasce in opposizione all'invasione araba prima e ottomana poi. E cosa hanno avuto in comune arabi e turchi? l'Islam.

3 commenti:

  1. Condivido appieno la tua analisi, oltre ai commenti che scrivi da Tosatti.

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  2. Grazie per il commento, il primo del blog...

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  3. Bel post! Del tutto d'accordo anche con la chiusa.

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