Padre Sosa, l'alter ego di papa Francesco e suo generale dei gesuiti, ha una qualità che papa Francesco non ha: sa illustrare più chiaramente la devastante visione ecclesiologica e politica di quanto non faccia il papa, se non altro perché è in grado di fare un discorso più articolato.
ha appena rilasciato un'altra intervista riportata da Vatican Insider, da cui si evince facilmente come per i gesuiti la teologia, o meglio la religione, sia un'ancella della politica.
I temi sono i soliti dei progressisti: i muri e i ponti, il femminismo con la vecchia retorica sulla "rabbia" come motore per le riforme. L'Islam come religione di pace anche se i fatti dicono il contrario, il diritto ad emigrare anche quando si tratta di emigrazioni di massa (io mi preoccuperei piuttosto del diritto a non emigrare, io trovo inumano che interi popoli debbano fuggire, e lavorerei più sulle cause degli spostamenti, non sugli effetti).
Come politico Sosa è pessimo: gran parte delle sue soluzioni sono sbagliate. La cosa tragica è che, nella chiesa di Francesco, le idee politiche di questi personaggi vengono propinate come se fossero il Vangelo dei nostri giorni. A mio parere si tratta di un'usurpazione. Perché Sosa non ha fatto il politico, lottando nell'agone civile ad armi pari con altri politici con idee diverse dalle sue, e invece ha fatto il sacerdote? Perché usa il sacerdozio per diffondere le sue idee politiche?
Io ho l'impressione che gli ordini religiosi, in grave crisi vocazionale, siano diventati dei rifugi per chi vuole avere un palcoscenico mondano senza fare lo sforzo di competere nel mondo civile. Gli ordini religiosi come i gesuiti sono ormai delle carcasse vuolte, ma con molti mezzi e prebende. Se prima le rendite servivano a 100 "fratelli", adesso ce ne sono attivi si e no 6 o 7. E' molto più facile emergere fra i gesuiti che nel mondo della politica, dove i concorrenti sono molti. Si parassita sulle spoglie di una antico ordine religioso, che da tempo a perso il suo sapore e che sarebbe meglio sopprimere completamente e devolvere le sue rendite a cause migliori, facendo conto sull'ancora rimanente rispetto che viene solitamente dato agli "uomini di chiesa" per fare il politico che altrimenti non avrebbe uditorio perché troppo mediocre.
Tornando all'intervista, vorrei però evidenziare una perla di Sosa, che dice a proposito di un "evento" organizzato dai gesuiti pensato per l'emancipazione della donna:
"L’evento vedrà anche una tavola rotonda di donne che discuteranno la
necessità per una maggiore leaderhip femminile nella Chiesa. «Le
organizzazioni e le istituzioni, compresa la Chiesa, possono divenire
davvero efficaci solo se le donne e gli uomini partecipano alla pari».
Ecco la sua visione di chiesa: una organizzazionie puramente umana, che va riformata come se si riformasse l'organigramma di una società per azioni. Non c'è nulla di soprannaturale nel modello di Sosa. La chiesa è una istituzione che deve essere plasmata e modificata a seconda delle ideologie correnti. La chiesa è poco più di un'ente pubblico, di cui lui è riuscito a raggiungere i vertici, ed ha la stessa sacralità di una giunta regionale o dell'INPS.
E una constatazione molto triste. E papa Francesco ha evidentemente molta stima di questo signore, argentino come lui, che ha messo a capo del suo stesso ordine religioso.
venerdì 10 marzo 2017
domenica 5 marzo 2017
Il papa gesuita e il vangelo
Papa Francesco, in una delle sue omelie di Santa Marta , fa una esegesi a mio parere che piega ideologiamente il senso delle parole di Gesù. Temo che sia emblematica del suo modo di fare del tutto autoreferenziale, per cui arriva a dire sempre le stesse cose anche quando il vangelo dice esasttamente l'opposto di quello che ripete ossessivamente.
Commentando il famoso passo in cui Gesù risponde a delle domande dei farisei e degli apostoli, e dichiara che non è lecito che l'uomo divida ciò che Dio unisce, che cosa dice Francesco? Alza una cortina fumogena e alla fine sembra che Gesù sia come lui, ambiguo e confuso:
“Gesù non risponde se sia lecito o non è lecito; non entra nella loro logica casistica. Perché loro pensavano soltanto alla fede in termini di ‘si può’ o ‘non si può’, fino a dove si può, fino a dove non si può. Quella logica della casistica: Gesù non ci entra, in questo. E rivolge una domanda: ‘Ma che cosa vi ha ordinato Mosè? Che cosa è nella vostra Legge?’. E loro spiegano il permesso che ha dato Mosè per ripudiare la moglie, e sono loro a cadere nel tranello, proprio. Perché Gesù li qualifica ‘duri di cuore’: ‘Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma’, e dice la verità. Senza casistica. Senza permessi. La verità”.
Avete capito? Io non molto. Cosa c'entra la casistica, che è una cosa tipica dei gesuiti? Se Francesco non sopporta la casistica, perché si è fatto gesuita? Perché la tira fuori sempre anche quando non c'entra nulla? I farisei e gli apostoli fanno delle domande a Gesù sul matrimonio e l'indissolubilità, Gesù risponde in modo chiaro dicendo cosa è lecito e cosa no. A Bergoglio non piace, scrive l'Amoris laetitia e con una noticina nega ciò che dice Gesù, invitando a vedere caso per caso, fa della casistica a tutto spiano chiamandola discernimento e poi non sopporta la casistica. Ma che senso ha? Ecco come sviluppa la sua tirata:
"...La casistica è ipocrita. E’ un pensiero ipocrita. ‘Si può – non si può’ … che poi diventa più sottile, più diabolico: ma fino a chi posso? Ma di qui a qui, non posso. E’ l’inganno della casistica.”
“Quando la tentazione ti tocca il cuore, questo cammino di uscire dalla casistica alla verità e alla misericordia, non è facile: ci vuole la grazia di Dio perché ci aiuti ad andare così avanti. E dobbiamo chiederla sempre. ‘Signore, che io sia giusto, ma giusto con misericordia’. Non giusto, coperto dalla casistica. Giusto nella misericordia. Come sei Tu. Giusto nella misericordia. Poi, uno di mentalità casistica può domandare: ‘Ma, che cosa è più importante, in Dio? Giustizia o misericordia?’. Anche, è un pensiero malato, che cerca di uscire … Cosa è più importante? Non sono due: è uno solo, una sola cosa. In Dio, giustizia è misericordia e misericordia è giustizia. Il Signore ci aiuti a capire questa strada, che non è facile, ma ci farà felici, a noi, e farà felice tanta gente.”
Ma cosa ha voluto dire? Di certo non quello che ha detto Gesù, che è chiarissimo. Gesù dà un comandamento, Francesco nega che sia un comandamento e sproloquia di giustizia e misericordia, come se agire con giustizia non fosse al tempo stesso un' azione di misericordia.
"Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto». Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio». Mc 10 5-12
Il papa evidentemente non sa cosa dire su un passo che è tutt'altro che ambiguo e mette in crisi le sue riforme e le sue "profezie". Devo dire che non riesco a capire se la sua totale mancanza di lucidità sia involontaria oppure un trucco gesuitico per offuscare un passo scomodo del vangelo. Sarebbe stato più dignitoso se fosse rimasto in silenzio e non avesse commentato questo brano evangelico.
venerdì 3 marzo 2017
Dio, Budda, Allah, Pannella cosa cambia?
Quando, fra qulache secolo, gli storici della chiesa vorranno documentare la grave decadenza del papato sotto il pontificato di Francesco, penso che mostreranno i terribili video dell '"apostolato della preghiera".
Ricordo che da bambino in parrocchia si trovavano dei fogliettini con delle preghierine (a me sembravano tali, un po' noiose) per dei popoli lontani: preghiarmo per le suore in Congo, per i missionari in Amazzonia, per l'educazione dei fanciulli ( termine che si usava solo in chiesa) e così via. Sotto Francesco si sono modernizzati, aadesso sono dei video ben curati, suppongo pagati profumatamente a qualche agenzia pubblicitaria. Sono a mio parere degli ottimi esempi della superficialità, banalità e anticristianesimo del pensiero del papa.
Non ne ho visti molti perché mi disgustano esteticamente e teologicamente, ma penso che questo, dell'anno scorso, sia terrificante:
Intenzioni di preghiera di papa Francesco, gennaio 2016
Si vede papa Francesco nei panni del nonnetto saggio che esprime pillole di Bergoglio-pensiero con la voce suadente da gesuita che sta attirando una vittima nella trappola.
Ci sono un ebreo, una buddista, un musulmano e un prete. I quattro "leaders" blaterano dell'ammore e poi presentano le proprie cianfrusaglie religiose, in segno di pace. Come paccottiglia cristiana il prete offre una statuina del presepe, strano che non abbia presentato Babbo Natale o un ovetto kinder, il livello è questo. Alla fine compare papa Francesco e dice che tante sono le religioni tante le vie, ma c'è l'ammore e siamo tutti figli di Dio.
Ma che bella supereligione, perfetta per un meeting dell'ONU! Ma a qualcuno può piacere questo kitsch religioso? A me fa venire in mente "Il trattato dei tre impostori" (in questo caso quattro).
A me pare che la chiesa abbia sempre meno da dire. Per papa Francesco, in cerca di popolarità, il messaggio cristiano è diventato una delle tante vie dell'Ammore.
Il Presidente dellla Pontificia Accademia per la Vita, azzerata da Francesco per fare posto al suo protetto mons Paglia, elogia pubblicamente Marco Pannella, in sintonia con il suo capo, il papa, che ha fatto lo stesso con Emma Bonino.
Se dal punto di vista religioso il cattolicesimo secondo Francesco non ha più nulla da dire rispetto alle religioni mondiali, puri prodotti culturali dell'uomo, dal punto di vista etico non ha più nulla da dire rispetto al Partito Radicale.
A me pare che le attuali gerarchie vaticane, a partire dal papa, manchino di senso di responsabilità, non sappiano che cosa sia il ministero cristiano, vedano il popolo di Dio e la Chiesa come una opportunità per nutrire il loro ego di pseudo riformatori e pseudo profeti delle loro vanità intellettuali e personali.
Non posso che augurare al papa una totale conversione.
Ricordo che da bambino in parrocchia si trovavano dei fogliettini con delle preghierine (a me sembravano tali, un po' noiose) per dei popoli lontani: preghiarmo per le suore in Congo, per i missionari in Amazzonia, per l'educazione dei fanciulli ( termine che si usava solo in chiesa) e così via. Sotto Francesco si sono modernizzati, aadesso sono dei video ben curati, suppongo pagati profumatamente a qualche agenzia pubblicitaria. Sono a mio parere degli ottimi esempi della superficialità, banalità e anticristianesimo del pensiero del papa.
Non ne ho visti molti perché mi disgustano esteticamente e teologicamente, ma penso che questo, dell'anno scorso, sia terrificante:
Intenzioni di preghiera di papa Francesco, gennaio 2016
Si vede papa Francesco nei panni del nonnetto saggio che esprime pillole di Bergoglio-pensiero con la voce suadente da gesuita che sta attirando una vittima nella trappola.
Ci sono un ebreo, una buddista, un musulmano e un prete. I quattro "leaders" blaterano dell'ammore e poi presentano le proprie cianfrusaglie religiose, in segno di pace. Come paccottiglia cristiana il prete offre una statuina del presepe, strano che non abbia presentato Babbo Natale o un ovetto kinder, il livello è questo. Alla fine compare papa Francesco e dice che tante sono le religioni tante le vie, ma c'è l'ammore e siamo tutti figli di Dio.
Ma che bella supereligione, perfetta per un meeting dell'ONU! Ma a qualcuno può piacere questo kitsch religioso? A me fa venire in mente "Il trattato dei tre impostori" (in questo caso quattro).
A me pare che la chiesa abbia sempre meno da dire. Per papa Francesco, in cerca di popolarità, il messaggio cristiano è diventato una delle tante vie dell'Ammore.
Il Presidente dellla Pontificia Accademia per la Vita, azzerata da Francesco per fare posto al suo protetto mons Paglia, elogia pubblicamente Marco Pannella, in sintonia con il suo capo, il papa, che ha fatto lo stesso con Emma Bonino.
Se dal punto di vista religioso il cattolicesimo secondo Francesco non ha più nulla da dire rispetto alle religioni mondiali, puri prodotti culturali dell'uomo, dal punto di vista etico non ha più nulla da dire rispetto al Partito Radicale.
A me pare che le attuali gerarchie vaticane, a partire dal papa, manchino di senso di responsabilità, non sappiano che cosa sia il ministero cristiano, vedano il popolo di Dio e la Chiesa come una opportunità per nutrire il loro ego di pseudo riformatori e pseudo profeti delle loro vanità intellettuali e personali.
Non posso che augurare al papa una totale conversione.
venerdì 24 febbraio 2017
Il bicchiere mezzo pieno
Volendo trovare un lato positivo alla terribile situazione della chiesa contemporanea, penso che si possano fare alcune considerazioni:
1) Papa Francesco non nasce dal nulla. La chiesa era già estremamente corrotta e mondanizzata prima di lui. La fazione che lui rappresenta, quella che si potrebbe definire degli ex sessantottini ecclesiastici, ha finalmente avuto il potere. La domanda è: cosa ne ha fatto?
Ne ha abusato: ha mostrato al mondo la propria distanza dal vangelo, la propria arroganza, la propria ignoranza, incompetenza e intolleranza.
Per ora, grazie alla favorevole e interessata copertura mediatica che si tratti di falliti non è ancora di dominio univesale, ma chi è sano di mente e vede nella chiesa qualcosa di più che una forma di folclore irrilevante, ma qualcosa di sacro, non può non rimanere esterrefatto dalle pagliacciate e dalla violenza verbale verso i dissidenti che ogni giorno ci vengono propinate da Casa Santa Marta e da Piazza san Pietro. Hanno finalmente il potere, e ora mostrano al mondo di che pasta sono fatti.
In realtà avevano moltissimo potere anche prima. Sono loro che hanno boicottato le riforme di papa Benedetto, cioè il fatto che nella chiesa si poteva finalmente cominciare a fare un bilancio delle scelte degli ultimi decenni, ma un certo conservatorismo e buon senso della sede di Pietro aveva bene o male impedito di negare esplicitamente la fede cattolica come ha appena fatto il generale dei gesuiti scelto da Francesco. In Sudamerica, la cui chiesa è in mano a questi arroganti, la chiesa è allo sfacelo e perde fedeil in percentuali altissime ogni anno. In diverse regioni d'Europa, dove molte delle peggiori idee sono state partorite (negli anni sessanta), la chiesa è quasi del tutto estinta.
2) In questi decenni di postconcilio la fazione sessantottina ha fatto di tutto per impedire ogni dibattito su cosa avesse veramente voluto dire il concilio, perché se il dibattito avesse avuto luogo, le carriere dei sessantotini e dei loro epigoni si sarebbero bloccate. I vari monsignori, segretari di conferenze episcopali, arcivescovi e generali di ordini religiosi di cui si è circondato Francesco brillano per la loro nullità intellettuale e morale. E' proprio del tiranno circondarsi di mediocri yesmen, che non possano oscurare la mediocrità del tiranno stesso. Del resto il gesuita coi baffetti che sulla storia della chiesa e la verdidicità delle scritture fa le affermazioni che ha fatto, oltre a dimostrare la poca fede dimostra anche la non conoscenza delle scienze bibliche e una totale povertà argomentativa. Una persona seria con quelle idee non avrebbe dovuto fare il generale dei gesuiti, manco il sacerdote, ma un mestiere laico. Temo che si possa dire lo stesso del papa.
Con papa Benedetto avevano preso voce i controrivoluzionari, coloro che si oppongono alle riforme del concilio Vaticano II. Ora,il dibattito su questi temi è fondamentale, ma non deve essere lasciato ad una fazione. I temi della riforma liturgica e della riforma della riforma, del rapporto con le religioni non cristiane, in particolare con i persecutori tradizionali e contemporanei della chiesa cioè l'islam, il tema dell'ecumenismo, sono troppo importanti per lasciarli in esclusiva ai tradizionalisti, che hanno avuto comunque il merito di avere esercitato uno spirito critico verso la gestione ambigua degli anni precedenti.
Ora che con la chiesa di Francesco la gestione non è più ambigua ma esplicitamente catastrofica, occorre che anche il cristiano medio, quello delle parrocchie, si assuma la responsabilità di riflettere su cosa significhi essere cristiano e si renda conto gli slogan imbecilli, come quelli sul falso dialogo, il discernimento, la nuova primavera dello spirito e il culto del papa, e le frase fatte che non vogliono dire nulla e di cui si riempiono la bocca vescovi e cardinali non bastano più e che occorre tornare ai fondamenti della chiesa e pensare seriamente al percorso che è stato fatto fino ad oggi. Papa Francesco e la sua corte di clown fanno di tutto per impedire il dibattito e il confronto. L'insulto è il loro modo per rispodnere alle domande. Se oggi vescovi e papa sono quello che sono, autoreferenziali, arroganti e più dannosi che utili per confermare nella fede, perché si è arrivati a questo punto? Che cosa non ha funzionato?
In conclusione questo è un tempo di prova, in cui i nodi sono venuti al pettine. Assieme al male dei pagliacci di San Pietro forse ci potrà essere il bene della caduta dei paraocchi.
1) Papa Francesco non nasce dal nulla. La chiesa era già estremamente corrotta e mondanizzata prima di lui. La fazione che lui rappresenta, quella che si potrebbe definire degli ex sessantottini ecclesiastici, ha finalmente avuto il potere. La domanda è: cosa ne ha fatto?
Ne ha abusato: ha mostrato al mondo la propria distanza dal vangelo, la propria arroganza, la propria ignoranza, incompetenza e intolleranza.
Per ora, grazie alla favorevole e interessata copertura mediatica che si tratti di falliti non è ancora di dominio univesale, ma chi è sano di mente e vede nella chiesa qualcosa di più che una forma di folclore irrilevante, ma qualcosa di sacro, non può non rimanere esterrefatto dalle pagliacciate e dalla violenza verbale verso i dissidenti che ogni giorno ci vengono propinate da Casa Santa Marta e da Piazza san Pietro. Hanno finalmente il potere, e ora mostrano al mondo di che pasta sono fatti.
In realtà avevano moltissimo potere anche prima. Sono loro che hanno boicottato le riforme di papa Benedetto, cioè il fatto che nella chiesa si poteva finalmente cominciare a fare un bilancio delle scelte degli ultimi decenni, ma un certo conservatorismo e buon senso della sede di Pietro aveva bene o male impedito di negare esplicitamente la fede cattolica come ha appena fatto il generale dei gesuiti scelto da Francesco. In Sudamerica, la cui chiesa è in mano a questi arroganti, la chiesa è allo sfacelo e perde fedeil in percentuali altissime ogni anno. In diverse regioni d'Europa, dove molte delle peggiori idee sono state partorite (negli anni sessanta), la chiesa è quasi del tutto estinta.
2) In questi decenni di postconcilio la fazione sessantottina ha fatto di tutto per impedire ogni dibattito su cosa avesse veramente voluto dire il concilio, perché se il dibattito avesse avuto luogo, le carriere dei sessantotini e dei loro epigoni si sarebbero bloccate. I vari monsignori, segretari di conferenze episcopali, arcivescovi e generali di ordini religiosi di cui si è circondato Francesco brillano per la loro nullità intellettuale e morale. E' proprio del tiranno circondarsi di mediocri yesmen, che non possano oscurare la mediocrità del tiranno stesso. Del resto il gesuita coi baffetti che sulla storia della chiesa e la verdidicità delle scritture fa le affermazioni che ha fatto, oltre a dimostrare la poca fede dimostra anche la non conoscenza delle scienze bibliche e una totale povertà argomentativa. Una persona seria con quelle idee non avrebbe dovuto fare il generale dei gesuiti, manco il sacerdote, ma un mestiere laico. Temo che si possa dire lo stesso del papa.
Con papa Benedetto avevano preso voce i controrivoluzionari, coloro che si oppongono alle riforme del concilio Vaticano II. Ora,il dibattito su questi temi è fondamentale, ma non deve essere lasciato ad una fazione. I temi della riforma liturgica e della riforma della riforma, del rapporto con le religioni non cristiane, in particolare con i persecutori tradizionali e contemporanei della chiesa cioè l'islam, il tema dell'ecumenismo, sono troppo importanti per lasciarli in esclusiva ai tradizionalisti, che hanno avuto comunque il merito di avere esercitato uno spirito critico verso la gestione ambigua degli anni precedenti.
Ora che con la chiesa di Francesco la gestione non è più ambigua ma esplicitamente catastrofica, occorre che anche il cristiano medio, quello delle parrocchie, si assuma la responsabilità di riflettere su cosa significhi essere cristiano e si renda conto gli slogan imbecilli, come quelli sul falso dialogo, il discernimento, la nuova primavera dello spirito e il culto del papa, e le frase fatte che non vogliono dire nulla e di cui si riempiono la bocca vescovi e cardinali non bastano più e che occorre tornare ai fondamenti della chiesa e pensare seriamente al percorso che è stato fatto fino ad oggi. Papa Francesco e la sua corte di clown fanno di tutto per impedire il dibattito e il confronto. L'insulto è il loro modo per rispodnere alle domande. Se oggi vescovi e papa sono quello che sono, autoreferenziali, arroganti e più dannosi che utili per confermare nella fede, perché si è arrivati a questo punto? Che cosa non ha funzionato?
In conclusione questo è un tempo di prova, in cui i nodi sono venuti al pettine. Assieme al male dei pagliacci di San Pietro forse ci potrà essere il bene della caduta dei paraocchi.
giovedì 23 febbraio 2017
Consigli per il papa
Leggo dal blog di Socci che il vescovo Paglia, messo da papa Francesco a capo della Pontificia Accademia per la Vita, ha smisuratamente elogiato Marco Pannella, come papa Francesco aveva fatto a suo tempo con Emma Bonino. Ma cosa pensano di ottenere? Se sono convinti di ciò che dicono e sono consapevoli di cosa hanno fatto i loro eroi, significa solo che non sono più cristiani. Se invece è una tattica, è disonesta e comunque non porterà a nulla. C'è una terza ipotesi, che siano degli inetti, dei falliti (credo che una certa esperienza in materia già ce l'abbiano) che non sanno quello che fanno, totalmente inadeguati per il loro ruolo.
E' l'ennesima conferma, appena dopo la demenziale intervista del suo generale dei gesuiti coi baffetti, che il papa è un disastro, sia quando dice le cose lui, sia quando sceglie le persone, che lo prendono a modello nel fare le peggiori affermazioni. Cosa fare? Se avesse un minimo di senso di responsabilità dovrebbe dimettersi. Tuttavia io penso che dovrebbe rimanere dove la provvidenza, per altamente imprescrutabili motivi (probabilmente per punirci) ha voluto che finisse, perché l'esperienza di Benedetto insegna che le dimissioni sono catastrofiche (già a Celestino V era succeduto Bonifacio VIII), e un papa peggiore di questo, per quanto difficile da immaginarsi, sarebbe un ulteriore abisso.
Dovrebbe invece veramente soprenderci con una conversione, diventare umile (non lo è per nulla, anzi ha un ego smisurato, si percepisce ad ogni intervista che rilascia) e quindi prudente.
Purtroppo oltretutto questo papa non ha doti umane, non ha cultura, non ha intelligenza, non sa fare nulla se non furbizie e intrallazzi. Se si convertisse e diventasse un papa serio dovrebbe avere l'umiltà di circondarsi di persone intelligenti che lo guidino nel governo della chiesa, perché lui è inetto.
Dovrebbe, come papa Benedetto, diventare contemplativo, però mostrarsi in pubblico e partecipare alle liturgie pontificie, organizzate dal cardinal Sarah, ma per il resto non fare nulla senza avere sentito il parere di persone più sagge e più sante di lui. O chissà che con la conversione non riceva dei doni speciali come con gli apostoli...
Dovrebbe però anche a chiedere perdono alla chiesa per il modo in cui ha trattato i cristiani e per il danno arrecatole finora, dovuto alla sua vanità e alla sua voglia di farsi bello agli occhi del mondo denigrando i cristiani e la fede.
Infine dovrebbe mostrare alla chiesa il suo pentimento e la sua intenzione di cambiare vita cambiando anche il nome. Francesco non è il nome adatto per lui, è stata un'altra furbizia e disonesta mascherata quella di prendere il nome del più rispettato santo nella chiesa cattolica, considerato un Alter Christus, un nome che nemmeno i papi di provenienza francescana hanno mai osato prendere. Si faccia chiamare Ignazio, come il fondatore del suo ordine. Non voglia apparire quello che non è. Finora ha mostrato tutti i vizi a torto o a ragione tradizionalmente ascritti ai gesuiti (intrigo, doppiezza, ambiguità, spregiudicatezza) senza le virtù (cultura, serietà, impegno, spirito di sacrificio). Cambiando il nome chieda anche l'intercessione del santo perché diventi un papa degno, un vero successore di Pietro.
E' l'ennesima conferma, appena dopo la demenziale intervista del suo generale dei gesuiti coi baffetti, che il papa è un disastro, sia quando dice le cose lui, sia quando sceglie le persone, che lo prendono a modello nel fare le peggiori affermazioni. Cosa fare? Se avesse un minimo di senso di responsabilità dovrebbe dimettersi. Tuttavia io penso che dovrebbe rimanere dove la provvidenza, per altamente imprescrutabili motivi (probabilmente per punirci) ha voluto che finisse, perché l'esperienza di Benedetto insegna che le dimissioni sono catastrofiche (già a Celestino V era succeduto Bonifacio VIII), e un papa peggiore di questo, per quanto difficile da immaginarsi, sarebbe un ulteriore abisso.
Dovrebbe invece veramente soprenderci con una conversione, diventare umile (non lo è per nulla, anzi ha un ego smisurato, si percepisce ad ogni intervista che rilascia) e quindi prudente.
Purtroppo oltretutto questo papa non ha doti umane, non ha cultura, non ha intelligenza, non sa fare nulla se non furbizie e intrallazzi. Se si convertisse e diventasse un papa serio dovrebbe avere l'umiltà di circondarsi di persone intelligenti che lo guidino nel governo della chiesa, perché lui è inetto.
Dovrebbe, come papa Benedetto, diventare contemplativo, però mostrarsi in pubblico e partecipare alle liturgie pontificie, organizzate dal cardinal Sarah, ma per il resto non fare nulla senza avere sentito il parere di persone più sagge e più sante di lui. O chissà che con la conversione non riceva dei doni speciali come con gli apostoli...
Dovrebbe però anche a chiedere perdono alla chiesa per il modo in cui ha trattato i cristiani e per il danno arrecatole finora, dovuto alla sua vanità e alla sua voglia di farsi bello agli occhi del mondo denigrando i cristiani e la fede.
Infine dovrebbe mostrare alla chiesa il suo pentimento e la sua intenzione di cambiare vita cambiando anche il nome. Francesco non è il nome adatto per lui, è stata un'altra furbizia e disonesta mascherata quella di prendere il nome del più rispettato santo nella chiesa cattolica, considerato un Alter Christus, un nome che nemmeno i papi di provenienza francescana hanno mai osato prendere. Si faccia chiamare Ignazio, come il fondatore del suo ordine. Non voglia apparire quello che non è. Finora ha mostrato tutti i vizi a torto o a ragione tradizionalmente ascritti ai gesuiti (intrigo, doppiezza, ambiguità, spregiudicatezza) senza le virtù (cultura, serietà, impegno, spirito di sacrificio). Cambiando il nome chieda anche l'intercessione del santo perché diventi un papa degno, un vero successore di Pietro.
lunedì 20 febbraio 2017
L'intervista a padre Sosa, generale dei gesuiti di papa Francesco
Terrificante l'intervista al nuovo generale dei gesuiti, l'argentino padre Sosa scelto da papa Francesco.
Ne posto alcuni estratti dal sito Rossoporpora
Alla domanda perché la chiesa sudamericana stia perdendo così tanti fedeli, il gesuita risponde trionfalmente:
"La Chiesa latino-americana ha ormai superato questa fase storica. Oggi i cattolici sono di meno rispetto a un tempo, ma più convinti. Certo la sfida è enorme e la Chiesa è in concorrenza con altre entità che offrono risposte ai bisogni religiosi dell’uomo, non solo cristiane. Anche i musulmani sono in crescita…
Nel Messico…
Pure in Argentina e in diversi altri Stati. Però, lo ribadisco, oggi la Chiesa cattolica in America latina è più attrezzata per far fronte con coerenza alle sfide sociali, senza puntare ai numeri…. Parla forse di numeri il Vangelo?
Siate lievito…
E il lievito farà il suo lavoro. Non si tratta di contare i milioni di fedeli. E’ molto più importante se rendiamo un servizio di vera evangelizzazione, che cambia radicalmente le persone. "
Falliscono, ma è un trionfo. Perdono fedeli, ma sono migliori di prima (come faccia a saperlo che sono migliori non lo spiega). Che faccia tosta, che ipocrisia...
Poi la popolatria: Bergoglio è il nuovo messia, chi non lo segue è out, un fariseo...
Si percepisce già il cambiamento auspicato e stimolato da papa Bergoglio oppure no?
E’ una questione anche di localizzazione non solo geografica. La mia percezione è che nel mondo meno clericalizzato l’agire di papa Francesco sia accolto come una buona notizia e cambi la vita: la Chiesa apre le finestre…
Che significa mondo ‘meno clericalizzato’?
Quello meno attaccato ai legalismi ‘farisaici’. Quando la legge si converte in culto, la figura del sacerdote si sclerotizza. La legge diventa allora uno strumento di potere, che annulla la libertà personale di scegliere il cammino cristiano.
Poi blatera di potere. Accusa di fondamentalismo chi non adora il papa, come i musulmani che mettono le bombe, e siccome Gesù non ha usato il registratore, allora le parole del vangelo vanno relativizzate e contestualizzate (e chi è che è autorizzato a contestualizare? I gesuiti al potere , ovviamente!). Leggete l'intervista per credere.
Poi prosegue in un crescendo di temi bergogliani: no alla dottrina, sì al discernimento, rimanendo sempre sull'astratto: insegna che la dottrina è subordinata al discernimento, che è lo spirito (lui usa la maiuscola, ma per rispetto non la uso).
Lo spirito è il prezzemolo che serve per far accettare tutte le allucinazioni della "gerarchia", che odia farsi chiamare tale, ma che pretende di essere obbedita molto peggio di prima.
Comodo no? Questi sacerdoti che non vogliono più essere sacerdoti fingono di essere democratici, però bisogna fare come vogliono loro sennò non discerni lo spirito. Quando si tratta di avere responsabilità e di rispondere dei propri atti (ad esempio dei numeri fallimentari, sì, proprio dei volgari numeri dei fedeli che si allontanano definitivamente dalla chiesa) si nascondono dietro il popolo di Dio. Quando si tratta di discernere (cioè di comandare, nella loro neolingua), ecco che lo spirito di profezia si posa su di loro, e per chi non obbedisce sono pronti i rancorosi insulti del repertorio a cui ci ha abituato papa Francesco.
Non è un bello spettacolo. Per fortuna che i gesuiti si stanno estinguendo, solo un folle potrebbe entrare in un ordine così corrotto. Ci sono probabailmente ancora dei gesuiti seri, sopravvissuti alla deriva anticristiana della compagnia., ma da questa intervista si coglie come l'ordine sia ormai in rovina irrecuperabile. Peccato, non che la spiritualità gesuita mi abbia mai attratto particolarmente anche quando era ancora volta alla maggior gloria di Dio, ma riconosco che storicamente i gesuiti hanno dato un grande contributo alla cultura. Da questa intervista si coglie invece come, oltre a non avere fede, i gesuiti hanno smesso anche di pensare in modo razionale. E' rimasta solo la brama di potere, mascherata da filantropia. Purtroppo nella loro rovina stanno trascinando l'intera chiesa.
Ne posto alcuni estratti dal sito Rossoporpora
Alla domanda perché la chiesa sudamericana stia perdendo così tanti fedeli, il gesuita risponde trionfalmente:
"La Chiesa latino-americana ha ormai superato questa fase storica. Oggi i cattolici sono di meno rispetto a un tempo, ma più convinti. Certo la sfida è enorme e la Chiesa è in concorrenza con altre entità che offrono risposte ai bisogni religiosi dell’uomo, non solo cristiane. Anche i musulmani sono in crescita…
Nel Messico…
Pure in Argentina e in diversi altri Stati. Però, lo ribadisco, oggi la Chiesa cattolica in America latina è più attrezzata per far fronte con coerenza alle sfide sociali, senza puntare ai numeri…. Parla forse di numeri il Vangelo?
Siate lievito…
E il lievito farà il suo lavoro. Non si tratta di contare i milioni di fedeli. E’ molto più importante se rendiamo un servizio di vera evangelizzazione, che cambia radicalmente le persone. "
Falliscono, ma è un trionfo. Perdono fedeli, ma sono migliori di prima (come faccia a saperlo che sono migliori non lo spiega). Che faccia tosta, che ipocrisia...
Poi la popolatria: Bergoglio è il nuovo messia, chi non lo segue è out, un fariseo...
Si percepisce già il cambiamento auspicato e stimolato da papa Bergoglio oppure no?
E’ una questione anche di localizzazione non solo geografica. La mia percezione è che nel mondo meno clericalizzato l’agire di papa Francesco sia accolto come una buona notizia e cambi la vita: la Chiesa apre le finestre…
Che significa mondo ‘meno clericalizzato’?
Quello meno attaccato ai legalismi ‘farisaici’. Quando la legge si converte in culto, la figura del sacerdote si sclerotizza. La legge diventa allora uno strumento di potere, che annulla la libertà personale di scegliere il cammino cristiano.
Poi blatera di potere. Accusa di fondamentalismo chi non adora il papa, come i musulmani che mettono le bombe, e siccome Gesù non ha usato il registratore, allora le parole del vangelo vanno relativizzate e contestualizzate (e chi è che è autorizzato a contestualizare? I gesuiti al potere , ovviamente!). Leggete l'intervista per credere.
Poi prosegue in un crescendo di temi bergogliani: no alla dottrina, sì al discernimento, rimanendo sempre sull'astratto: insegna che la dottrina è subordinata al discernimento, che è lo spirito (lui usa la maiuscola, ma per rispetto non la uso).
Lo spirito è il prezzemolo che serve per far accettare tutte le allucinazioni della "gerarchia", che odia farsi chiamare tale, ma che pretende di essere obbedita molto peggio di prima.
Comodo no? Questi sacerdoti che non vogliono più essere sacerdoti fingono di essere democratici, però bisogna fare come vogliono loro sennò non discerni lo spirito. Quando si tratta di avere responsabilità e di rispondere dei propri atti (ad esempio dei numeri fallimentari, sì, proprio dei volgari numeri dei fedeli che si allontanano definitivamente dalla chiesa) si nascondono dietro il popolo di Dio. Quando si tratta di discernere (cioè di comandare, nella loro neolingua), ecco che lo spirito di profezia si posa su di loro, e per chi non obbedisce sono pronti i rancorosi insulti del repertorio a cui ci ha abituato papa Francesco.
Non è un bello spettacolo. Per fortuna che i gesuiti si stanno estinguendo, solo un folle potrebbe entrare in un ordine così corrotto. Ci sono probabailmente ancora dei gesuiti seri, sopravvissuti alla deriva anticristiana della compagnia., ma da questa intervista si coglie come l'ordine sia ormai in rovina irrecuperabile. Peccato, non che la spiritualità gesuita mi abbia mai attratto particolarmente anche quando era ancora volta alla maggior gloria di Dio, ma riconosco che storicamente i gesuiti hanno dato un grande contributo alla cultura. Da questa intervista si coglie invece come, oltre a non avere fede, i gesuiti hanno smesso anche di pensare in modo razionale. E' rimasta solo la brama di potere, mascherata da filantropia. Purtroppo nella loro rovina stanno trascinando l'intera chiesa.
domenica 19 febbraio 2017
Muri e ponti e il papa all'università
Da parte della fazione capeggiata da papa Francesco (è un linguaggio cinico, ma il papa ha smesso da tempo i panni del "padre" per diventare il capo di un partito in lotta contro i "conservatori" per la riforma della chiesa) si sente spesso ripetere che la chiesa non deve costruire muri, ma ponti, come se fosse un comando evangelico.
Il papa è un pontefice secondo la tradizionale etimologia, cioè un costruttore di ponti?
Osserviamo che il titolo di pontefice è un'eredità dell'impero romano. La carica di pontifex maximus era una magistratura romana, che divenne carica imperiale e come tale donata al vescovo di Roma quando l'impero divenne cristiano. Non è un termine biblico o evangelico.
Nella Bibbia le mura della città non sono considerate in sè negative, fanno parte del paesaggio. Gli ebrei costruivano mura, i cristiani hanno per secoli recintato le città per difendersi dagli invasori, la Gerusalemme celeste è cinta da mura salde e possenti. La retorica papale su mura e ponti è quindi del tutto moderna. Se significa semplicemente che non bisogna avere un atteggiamento di chiusura e pregiudizio verso il prossimo, lo straniero, va bene, rientra nell'alveo della tradizione omiletica cristiana, ripetuta dal papa in termini ossessivi e senza variazioni, ma l'ospitalità è un importante valore cristiano.
Il papa però ha una visione ideologica sulla grande emigrazione di massa che sta sconvolgendo il nostro secolo. Nel suo discorso all'università di Roma ha ideologicamente affermato che l'emigrazione di massa è positiva:
"A proposito di identità cristiana dell'Europa e di paura che se venga gente di altra cultura perdiamo l'identità europea, io mi domando quante invasioni ha avuto l'Europa dall'inizio a qui? L'Europa è stata fatta di invasioni e migrazioni, voi sapete meglio di me che l'Europa è stata fatta artigianalmente, così le migrazioni sono un percorso, sono una sfida per crescere"
Poi aggiunge, a prova della sua affermazione, che a me pare la confuti, ma per papa Francesco il principio di non contraddizione è roba da rigidi:
"i ragazzi che hanno fatto la strage a Zaventem erano belgi: nati in Belgio, immigrati di seconda generazione, ghettizzati non integrati"
Ora, il papa, nella sua abissale ignoranza, dice che l'Europa si è formata integrando le invasioni e le migrazioni. Il discorso è molto più complesso.
Quando l'Europa ha subito le invasioni barbariche, l'Europa non c'era. C'era l'impero romano, che era mediterraneo, non europeo.
Le invasioni sono state di due tipi, i barbari germanici a nord, a partire dal V secolo, e gli arabi, a sud, dal VII.
I primi erano pagani o cristiani, sia pure ariani o di altre varietà. I secondi musulmani,
I primi, nel corso di qualche secolo, sono diventati cristiani latini, si sono romanizzati e, alle soglie dell'anno mille, dopo l'esperienza caroligia, si può parlare di Europa più o meno in senso proprio, che coincide con la cristianità latina. Europa e cristianesimo sono due termini correlati, quando ci riferiamo alla formazione dell'Europa. Da questo momento in poi abbiamo avuto un prodigioso sviluppo: lo splendore del medioevo romanico e gotico, il rinascimento, le scoperte scientifiche, la filosofia e la musica...
Invece dove si sono stanziati i musulmani, nei territori in cui si parlava greco, latino e siriaco (Egitto, Siria, Nordafrica, Asia minore), in poco tempo sono stati quasi cancellato i legami che univano le due sponde del Mediterraneo e l'eredità classica. Il mondo islamico per secoli ha costituito una minaccia costante per l'Europa: fino all'800 città come Tunisi o Algeri erano grandi mercati di schiavi rapiti nelle coste europee, i cristiani soggiogati dagli arabi prima e dai turchi poi non hanno mai potuto praticare in libertà la loro religione (checché se ne dica il contrario) e lo sviluppo civile di quei territori è tremendamente regredito anche solo rispetto alla situazione del VII secolo, prima dell'arrivo degli arabi. Pensiamo alle rovine delle città divenute cristiane come Palmira, Alessandria, Efeso o Antiochia che ancora oggi ammiriamo e che gli eredi dei fanatici califfi del VII secolo cercano tuttora di distruggere. O pensiamo alla intollerante teocrazia che governa l'Arabia Saudita, lo stato islamico per eccellenza, verso il quale tutti i musulmani si volgono, come un corpo unico, 5 volte al giorno, per adorare il sacro betilo della Mecca.
Ora, il papa afferma che per l'Europa è possibile integrare l'Islam in europa perché la storia lo dimostrerebbe. La storia dimostra esattamente il contrario. Lo storico Henry Pirenne diceva che gli artefici dell'Europa sono stati due: Carlo Magno e Maometto. Il primo ha costruito il suo regno sulla base della cultura classica e della religione cristiana, Maometto ha diviso il mediterraneo e il mondo classico e con il Corano e la spada ha cambiato per sempre la sponda sud del Mediterraneo, pur se abitata in prevalenza da cristiani, ai quali è stata negata ogni possibilità di autonomia politica e culturale. L'Europa è nata come reazione a questa minaccia, non come integrazione delle religioni. Si è formata costruendo muri, non ponti.
E' un discorso di destra? No, è un dato di fatto. Se il papa vuole parlare dell'emigrazione di massa come di un bene in assoluto può farlo. Se vuole esprimere il desiderio che l'Islam si possa integrare con il cristianesimo o con la società aperta occidentale può farlo. Ma non deve prendere la storia della formazione dell'Europa come giustificazione e prova, perché tale storia dimostra esattamente il contrario: l'Europa nasce in opposizione all'invasione araba prima e ottomana poi. E cosa hanno avuto in comune arabi e turchi? l'Islam.
Il papa è un pontefice secondo la tradizionale etimologia, cioè un costruttore di ponti?
Osserviamo che il titolo di pontefice è un'eredità dell'impero romano. La carica di pontifex maximus era una magistratura romana, che divenne carica imperiale e come tale donata al vescovo di Roma quando l'impero divenne cristiano. Non è un termine biblico o evangelico.
Nella Bibbia le mura della città non sono considerate in sè negative, fanno parte del paesaggio. Gli ebrei costruivano mura, i cristiani hanno per secoli recintato le città per difendersi dagli invasori, la Gerusalemme celeste è cinta da mura salde e possenti. La retorica papale su mura e ponti è quindi del tutto moderna. Se significa semplicemente che non bisogna avere un atteggiamento di chiusura e pregiudizio verso il prossimo, lo straniero, va bene, rientra nell'alveo della tradizione omiletica cristiana, ripetuta dal papa in termini ossessivi e senza variazioni, ma l'ospitalità è un importante valore cristiano.
Il papa però ha una visione ideologica sulla grande emigrazione di massa che sta sconvolgendo il nostro secolo. Nel suo discorso all'università di Roma ha ideologicamente affermato che l'emigrazione di massa è positiva:
"A proposito di identità cristiana dell'Europa e di paura che se venga gente di altra cultura perdiamo l'identità europea, io mi domando quante invasioni ha avuto l'Europa dall'inizio a qui? L'Europa è stata fatta di invasioni e migrazioni, voi sapete meglio di me che l'Europa è stata fatta artigianalmente, così le migrazioni sono un percorso, sono una sfida per crescere"
Poi aggiunge, a prova della sua affermazione, che a me pare la confuti, ma per papa Francesco il principio di non contraddizione è roba da rigidi:
"i ragazzi che hanno fatto la strage a Zaventem erano belgi: nati in Belgio, immigrati di seconda generazione, ghettizzati non integrati"
Ora, il papa, nella sua abissale ignoranza, dice che l'Europa si è formata integrando le invasioni e le migrazioni. Il discorso è molto più complesso.
Quando l'Europa ha subito le invasioni barbariche, l'Europa non c'era. C'era l'impero romano, che era mediterraneo, non europeo.
Le invasioni sono state di due tipi, i barbari germanici a nord, a partire dal V secolo, e gli arabi, a sud, dal VII.
I primi erano pagani o cristiani, sia pure ariani o di altre varietà. I secondi musulmani,
I primi, nel corso di qualche secolo, sono diventati cristiani latini, si sono romanizzati e, alle soglie dell'anno mille, dopo l'esperienza caroligia, si può parlare di Europa più o meno in senso proprio, che coincide con la cristianità latina. Europa e cristianesimo sono due termini correlati, quando ci riferiamo alla formazione dell'Europa. Da questo momento in poi abbiamo avuto un prodigioso sviluppo: lo splendore del medioevo romanico e gotico, il rinascimento, le scoperte scientifiche, la filosofia e la musica...
Invece dove si sono stanziati i musulmani, nei territori in cui si parlava greco, latino e siriaco (Egitto, Siria, Nordafrica, Asia minore), in poco tempo sono stati quasi cancellato i legami che univano le due sponde del Mediterraneo e l'eredità classica. Il mondo islamico per secoli ha costituito una minaccia costante per l'Europa: fino all'800 città come Tunisi o Algeri erano grandi mercati di schiavi rapiti nelle coste europee, i cristiani soggiogati dagli arabi prima e dai turchi poi non hanno mai potuto praticare in libertà la loro religione (checché se ne dica il contrario) e lo sviluppo civile di quei territori è tremendamente regredito anche solo rispetto alla situazione del VII secolo, prima dell'arrivo degli arabi. Pensiamo alle rovine delle città divenute cristiane come Palmira, Alessandria, Efeso o Antiochia che ancora oggi ammiriamo e che gli eredi dei fanatici califfi del VII secolo cercano tuttora di distruggere. O pensiamo alla intollerante teocrazia che governa l'Arabia Saudita, lo stato islamico per eccellenza, verso il quale tutti i musulmani si volgono, come un corpo unico, 5 volte al giorno, per adorare il sacro betilo della Mecca.
Ora, il papa afferma che per l'Europa è possibile integrare l'Islam in europa perché la storia lo dimostrerebbe. La storia dimostra esattamente il contrario. Lo storico Henry Pirenne diceva che gli artefici dell'Europa sono stati due: Carlo Magno e Maometto. Il primo ha costruito il suo regno sulla base della cultura classica e della religione cristiana, Maometto ha diviso il mediterraneo e il mondo classico e con il Corano e la spada ha cambiato per sempre la sponda sud del Mediterraneo, pur se abitata in prevalenza da cristiani, ai quali è stata negata ogni possibilità di autonomia politica e culturale. L'Europa è nata come reazione a questa minaccia, non come integrazione delle religioni. Si è formata costruendo muri, non ponti.
E' un discorso di destra? No, è un dato di fatto. Se il papa vuole parlare dell'emigrazione di massa come di un bene in assoluto può farlo. Se vuole esprimere il desiderio che l'Islam si possa integrare con il cristianesimo o con la società aperta occidentale può farlo. Ma non deve prendere la storia della formazione dell'Europa come giustificazione e prova, perché tale storia dimostra esattamente il contrario: l'Europa nasce in opposizione all'invasione araba prima e ottomana poi. E cosa hanno avuto in comune arabi e turchi? l'Islam.
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