venerdì 24 febbraio 2017

Il bicchiere mezzo pieno

Volendo trovare un lato positivo alla terribile situazione della chiesa contemporanea, penso che si possano fare alcune considerazioni:

1) Papa Francesco non nasce dal nulla. La chiesa era già estremamente corrotta e mondanizzata prima di lui. La fazione che lui rappresenta, quella che si potrebbe definire degli ex sessantottini ecclesiastici, ha finalmente avuto il potere. La domanda è: cosa ne ha fatto?
Ne ha abusato: ha mostrato al mondo la propria distanza dal vangelo, la propria arroganza, la propria ignoranza, incompetenza e intolleranza.
Per ora, grazie alla favorevole e interessata copertura mediatica che si tratti di falliti non è ancora di dominio univesale, ma chi è sano di mente e vede nella chiesa qualcosa di più che una forma di folclore irrilevante, ma qualcosa di sacro, non può  non rimanere esterrefatto dalle pagliacciate e dalla violenza verbale verso i dissidenti  che ogni giorno ci vengono propinate da Casa Santa Marta e da Piazza san Pietro. Hanno finalmente il potere, e ora mostrano al mondo di che pasta sono fatti.

In realtà avevano moltissimo potere anche prima. Sono loro che hanno boicottato le riforme di papa Benedetto, cioè il fatto che nella chiesa si poteva finalmente cominciare a fare un bilancio delle scelte degli ultimi decenni, ma un certo conservatorismo e buon senso della sede di Pietro aveva bene o male impedito di negare esplicitamente la fede cattolica come ha appena fatto il generale dei gesuiti scelto da Francesco.  In Sudamerica, la cui chiesa è in mano a questi arroganti, la chiesa è allo sfacelo e perde fedeil in percentuali altissime ogni anno. In diverse regioni d'Europa, dove molte delle peggiori  idee sono state partorite (negli anni sessanta), la chiesa è quasi del tutto estinta.

2) In questi decenni di postconcilio la fazione sessantottina ha fatto di tutto per impedire ogni dibattito su cosa avesse veramente voluto dire il concilio, perché se il dibattito avesse avuto luogo, le carriere dei sessantotini e dei loro epigoni si sarebbero bloccate. I vari monsignori, segretari di conferenze episcopali, arcivescovi e generali di ordini religiosi di cui si è circondato Francesco brillano per la loro nullità intellettuale e morale. E' proprio del tiranno circondarsi di mediocri yesmen, che non possano oscurare la mediocrità del tiranno stesso. Del resto il gesuita coi baffetti che sulla storia della chiesa e la verdidicità delle scritture fa le affermazioni che ha fatto, oltre a dimostrare la poca fede dimostra anche la non conoscenza delle scienze bibliche e una totale povertà argomentativa. Una persona seria con quelle idee non avrebbe dovuto fare il generale dei gesuiti, manco il sacerdote, ma un mestiere laico. Temo che si possa dire lo stesso del papa.

Con papa Benedetto avevano preso voce i controrivoluzionari, coloro che si oppongono alle riforme del concilio Vaticano II. Ora,il dibattito su questi temi è fondamentale, ma non deve essere lasciato ad una fazione. I temi della riforma liturgica e della riforma della riforma, del rapporto con le religioni non cristiane, in particolare con i persecutori tradizionali e contemporanei della chiesa cioè l'islam, il tema dell'ecumenismo, sono troppo importanti per lasciarli in esclusiva ai tradizionalisti, che hanno avuto comunque il merito di avere esercitato uno spirito critico verso la gestione ambigua degli anni precedenti.

Ora che con la chiesa di Francesco la gestione non è più ambigua ma esplicitamente catastrofica, occorre che anche il cristiano medio, quello delle parrocchie, si assuma la responsabilità di riflettere su cosa significhi essere cristiano e si renda conto gli slogan imbecilli, come quelli sul falso dialogo, il discernimento, la nuova primavera dello spirito e il  culto del papa, e le frase fatte che non vogliono dire nulla e di cui si riempiono la bocca vescovi e cardinali non bastano più e che occorre tornare ai fondamenti della chiesa e pensare seriamente al percorso che è stato fatto fino ad oggi. Papa Francesco e la sua corte di clown fanno di tutto per impedire il dibattito e il confronto. L'insulto è il loro modo per rispodnere alle domande. Se oggi vescovi e papa sono quello che sono, autoreferenziali, arroganti e più dannosi che utili per confermare nella fede, perché si è arrivati a questo punto? Che cosa non ha funzionato?

In conclusione questo è un tempo di prova, in cui i nodi sono venuti al pettine. Assieme al male dei pagliacci di San Pietro forse ci potrà essere il bene della caduta dei paraocchi.

giovedì 23 febbraio 2017

Consigli per il papa

Leggo dal blog di Socci che il vescovo Paglia, messo da papa Francesco a capo della Pontificia Accademia per la Vita, ha smisuratamente elogiato Marco Pannella, come papa Francesco aveva fatto a suo tempo con Emma Bonino. Ma cosa pensano di ottenere? Se sono convinti di ciò che dicono e sono consapevoli di cosa hanno fatto i loro eroi, significa solo che non sono più cristiani. Se invece è una tattica, è disonesta e comunque non porterà a nulla. C'è una terza ipotesi, che siano degli inetti, dei falliti  (credo che una certa esperienza in materia già ce l'abbiano) che non sanno quello che fanno, totalmente inadeguati per il loro ruolo.

E' l'ennesima conferma, appena dopo la demenziale intervista del suo  generale dei gesuiti coi baffetti, che il papa è un disastro, sia quando dice le cose lui, sia quando sceglie le persone, che lo prendono a modello  nel fare le peggiori affermazioni. Cosa fare? Se avesse un minimo di senso di responsabilità dovrebbe dimettersi. Tuttavia io penso che dovrebbe rimanere dove la provvidenza, per altamente imprescrutabili motivi (probabilmente  per punirci) ha voluto che finisse, perché l'esperienza di Benedetto insegna che le dimissioni sono catastrofiche (già a Celestino V era succeduto Bonifacio VIII), e un papa peggiore di questo, per quanto difficile da immaginarsi,  sarebbe un ulteriore abisso.

Dovrebbe invece veramente soprenderci con una conversione, diventare  umile (non lo è  per nulla, anzi ha un ego smisurato, si percepisce ad ogni intervista che rilascia) e quindi prudente.
Purtroppo oltretutto questo papa non ha doti umane, non ha cultura, non ha intelligenza, non sa fare nulla se non furbizie e intrallazzi. Se si convertisse e diventasse un papa serio dovrebbe avere l'umiltà di circondarsi di persone intelligenti che lo guidino nel governo della chiesa, perché lui è inetto.
Dovrebbe, come papa Benedetto, diventare contemplativo, però mostrarsi in pubblico e partecipare alle liturgie pontificie, organizzate dal cardinal Sarah, ma per il resto non fare nulla senza avere sentito il parere di persone più sagge e più sante di lui. O chissà che con la conversione non riceva dei doni speciali come con gli apostoli...

Dovrebbe però anche a chiedere perdono alla chiesa per il modo in cui ha trattato i cristiani e per il danno arrecatole finora, dovuto alla sua vanità e alla sua voglia di farsi bello agli occhi del mondo denigrando i cristiani e la fede.

Infine dovrebbe mostrare alla chiesa il suo pentimento e la sua intenzione di cambiare vita cambiando anche il nome. Francesco non è il nome adatto per lui, è stata un'altra furbizia e disonesta mascherata  quella di prendere il nome del più rispettato santo nella chiesa cattolica, considerato un Alter Christus, un nome che nemmeno i papi di provenienza francescana hanno mai osato prendere. Si faccia chiamare Ignazio, come il fondatore del suo ordine. Non voglia apparire quello che non è. Finora ha mostrato tutti i vizi a torto o a ragione tradizionalmente ascritti ai  gesuiti (intrigo, doppiezza, ambiguità, spregiudicatezza) senza le virtù (cultura, serietà, impegno, spirito di sacrificio). Cambiando il nome chieda anche l'intercessione del santo perché diventi un papa degno, un vero successore di Pietro.

lunedì 20 febbraio 2017

L'intervista a padre Sosa, generale dei gesuiti di papa Francesco

Terrificante l'intervista al nuovo generale dei gesuiti, l'argentino padre Sosa scelto da papa Francesco.
Ne posto alcuni estratti dal sito Rossoporpora

Alla domanda perché la chiesa sudamericana stia perdendo così tanti fedeli, il gesuita risponde trionfalmente:

"La Chiesa latino-americana ha ormai superato questa fase storica. Oggi i cattolici sono di meno rispetto a un tempo, ma più convinti. Certo la sfida è enorme e la Chiesa è in concorrenza con altre entità che offrono risposte ai bisogni religiosi dell’uomo, non solo cristiane. Anche i musulmani sono in crescita…
Nel Messico… 
Pure in Argentina e in diversi altri Stati. Però, lo ribadisco, oggi la Chiesa cattolica in America latina è più attrezzata per far fronte con coerenza alle sfide sociali, senza puntare ai numeri…. Parla forse di numeri il Vangelo?
Siate lievito…
E il lievito farà il suo lavoro. Non si tratta di contare i milioni di fedeli. E’ molto più importante se rendiamo un servizio di vera evangelizzazione, che cambia radicalmente le persone.  "

Falliscono, ma è un trionfo. Perdono fedeli, ma sono migliori  di prima (come faccia a saperlo che sono migliori non lo spiega). Che faccia tosta, che ipocrisia...

Poi la popolatria: Bergoglio è il nuovo messia, chi non lo segue è out, un fariseo...

Si percepisce già il cambiamento auspicato e stimolato da papa Bergoglio oppure no? 
E’ una questione anche di localizzazione non solo geografica. La mia percezione è che nel mondo meno clericalizzato l’agire di papa Francesco sia accolto come una buona notizia e cambi la vita: la Chiesa apre le finestre…
Che significa mondo ‘meno clericalizzato’?
Quello meno attaccato ai legalismi ‘farisaici’. Quando la legge si converte in culto, la figura del sacerdote si sclerotizza. La legge diventa allora uno strumento di potere, che annulla la libertà personale di scegliere il cammino cristiano.

Poi blatera di potere. Accusa  di fondamentalismo chi non adora il papa, come i musulmani che mettono le bombe, e  siccome Gesù non ha usato il registratore, allora le parole del vangelo vanno relativizzate e contestualizzate (e chi è che è autorizzato a contestualizare? I gesuiti al potere , ovviamente!). Leggete l'intervista per credere.

Poi prosegue in un crescendo di temi bergogliani: no alla dottrina, sì al discernimento, rimanendo sempre sull'astratto: insegna che la dottrina è subordinata al discernimento, che è lo spirito (lui usa la maiuscola, ma per rispetto non la uso).
Lo spirito è il prezzemolo che serve per far accettare tutte le allucinazioni della "gerarchia", che odia farsi chiamare tale, ma che pretende di essere obbedita molto peggio di prima.
Comodo no? Questi sacerdoti che non vogliono più essere sacerdoti fingono di essere democratici, però bisogna fare come vogliono loro sennò non discerni lo spirito. Quando si tratta di avere responsabilità e di rispondere dei propri atti (ad esempio dei numeri fallimentari, sì, proprio dei volgari numeri dei fedeli che si allontanano definitivamente dalla chiesa) si nascondono dietro il popolo di Dio. Quando si tratta di discernere (cioè di comandare, nella loro neolingua), ecco che lo spirito di profezia si posa su di loro, e per chi non obbedisce sono pronti i rancorosi insulti del repertorio a cui ci ha abituato papa Francesco.

Non è un bello spettacolo. Per fortuna che i gesuiti si stanno estinguendo, solo un folle potrebbe entrare in un ordine così corrotto. Ci sono probabailmente ancora dei gesuiti seri, sopravvissuti alla deriva anticristiana della compagnia., ma da questa intervista si coglie come l'ordine sia ormai in rovina irrecuperabile. Peccato, non che la spiritualità gesuita mi abbia mai attratto particolarmente anche quando era ancora volta alla maggior gloria di Dio, ma riconosco che storicamente i gesuiti hanno dato un grande contributo alla cultura. Da questa intervista si coglie invece come, oltre a non avere fede, i gesuiti hanno smesso anche di pensare in modo razionale. E' rimasta solo la brama di potere, mascherata da filantropia. Purtroppo nella loro rovina stanno trascinando l'intera chiesa.

domenica 19 febbraio 2017

Muri e ponti e il papa all'università

Da parte della fazione capeggiata da papa Francesco (è un linguaggio cinico, ma il papa ha smesso da tempo i panni del "padre" per diventare il capo di un partito in lotta contro i "conservatori" per la riforma della chiesa) si sente spesso ripetere che la chiesa non deve costruire muri, ma ponti, come se fosse un comando evangelico.
Il papa è un pontefice secondo la tradizionale etimologia, cioè un costruttore di ponti?
Osserviamo che il titolo di pontefice è un'eredità dell'impero romano. La carica di pontifex maximus era una magistratura romana, che divenne carica imperiale e come tale donata al vescovo di Roma quando l'impero divenne cristiano. Non è un termine biblico o evangelico.
Nella Bibbia le mura della città non sono considerate in sè negative, fanno parte del paesaggio. Gli ebrei costruivano mura, i cristiani hanno per secoli recintato le città per difendersi dagli invasori, la Gerusalemme celeste è cinta da mura salde e possenti. La retorica papale su mura e ponti è quindi del tutto moderna. Se significa semplicemente che non bisogna avere un atteggiamento di chiusura e pregiudizio verso il prossimo, lo straniero, va bene, rientra nell'alveo della tradizione omiletica cristiana, ripetuta dal papa in termini ossessivi e senza variazioni, ma l'ospitalità è un importante valore cristiano.
Il papa però ha una visione ideologica sulla grande emigrazione di massa che sta sconvolgendo il nostro secolo. Nel suo discorso all'università di Roma ha ideologicamente affermato che l'emigrazione di massa è positiva:

"A proposito di identità cristiana dell'Europa e di paura che se venga gente di altra cultura perdiamo l'identità europea, io mi domando quante invasioni ha avuto l'Europa dall'inizio a qui? L'Europa è stata fatta di invasioni e migrazioni, voi sapete meglio di me che l'Europa è stata fatta artigianalmente, così le migrazioni sono un percorso, sono una sfida per crescere"

Poi aggiunge, a prova della sua affermazione, che a me pare la confuti, ma per papa Francesco il principio di non contraddizione è roba da rigidi:

"i ragazzi che hanno fatto la strage a Zaventem erano belgi: nati in Belgio, immigrati di seconda generazione, ghettizzati non integrati"

Ora, il papa, nella sua abissale ignoranza, dice che l'Europa si è formata integrando le invasioni e le migrazioni. Il  discorso è molto più complesso.

Quando l'Europa ha subito le invasioni barbariche, l'Europa non c'era. C'era l'impero romano, che era mediterraneo, non europeo. 
Le invasioni sono state di due tipi, i barbari germanici a nord, a partire dal V secolo, e gli arabi, a sud, dal VII.
I primi erano pagani o cristiani, sia pure ariani o di altre varietà. I secondi musulmani,
I primi, nel corso di qualche secolo, sono diventati cristiani latini, si sono romanizzati e, alle soglie dell'anno mille, dopo l'esperienza caroligia, si può parlare di Europa più o meno in senso proprio, che coincide con la cristianità latina. Europa e cristianesimo sono due termini correlati, quando ci riferiamo alla formazione dell'Europa. Da questo momento in poi abbiamo avuto un prodigioso sviluppo: lo splendore del medioevo romanico e gotico, il rinascimento, le scoperte scientifiche, la filosofia e la musica...

Invece dove si  sono stanziati i musulmani, nei territori in cui si parlava greco, latino e siriaco (Egitto, Siria,  Nordafrica, Asia minore), in poco tempo sono stati quasi cancellato i legami che univano le due sponde del Mediterraneo e l'eredità classica. Il mondo islamico per secoli ha costituito una minaccia costante per l'Europa: fino all'800 città come Tunisi o Algeri erano grandi mercati di schiavi rapiti nelle coste europee, i cristiani soggiogati dagli arabi prima e dai turchi poi non hanno mai potuto praticare in libertà la loro religione (checché se ne dica il contrario) e lo sviluppo civile di quei territori è tremendamente regredito anche solo rispetto alla situazione del VII secolo,  prima dell'arrivo degli arabi. Pensiamo alle rovine delle città divenute cristiane come Palmira, Alessandria, Efeso o Antiochia  che ancora oggi ammiriamo e che gli eredi dei fanatici califfi del VII secolo cercano tuttora di distruggere. O pensiamo alla intollerante teocrazia che governa l'Arabia Saudita, lo stato islamico per eccellenza, verso il quale tutti i musulmani si volgono, come un corpo unico, 5 volte al giorno, per adorare il sacro betilo della Mecca.

Ora, il papa afferma che per l'Europa è possibile integrare l'Islam in europa perché la storia lo dimostrerebbe. La storia dimostra esattamente il contrario. Lo storico Henry Pirenne diceva che gli artefici dell'Europa sono stati due: Carlo Magno e Maometto. Il primo ha costruito il suo regno sulla base della cultura classica e della religione cristiana, Maometto ha diviso il mediterraneo e il mondo classico e con il Corano e la spada ha cambiato per sempre la sponda sud del Mediterraneo, pur se abitata in prevalenza da cristiani, ai quali è stata negata ogni possibilità di autonomia politica e culturale. L'Europa è nata come reazione a questa minaccia, non come integrazione delle religioni. Si è formata costruendo muri, non ponti. 

E' un discorso di destra? No, è un dato di fatto. Se il papa vuole parlare dell'emigrazione di massa come di un bene in assoluto può farlo. Se vuole esprimere il desiderio che l'Islam si possa integrare con il cristianesimo o con la società aperta occidentale può farlo. Ma non deve prendere la storia della formazione dell'Europa come giustificazione e prova, perché tale storia dimostra esattamente il contrario: l'Europa nasce in opposizione all'invasione araba prima e ottomana poi. E cosa hanno avuto in comune arabi e turchi? l'Islam.

sabato 18 febbraio 2017

Il Cardinale Muller dovrebbe dimettersi?

Secondo me Muller dovrebbe dimettersi, la sua posizione è insostenibile. Critica gli episcopati che hanno interpretato l’Amoris Laetitia  in modo estensivo, ma queste interpretaizoni hanno avuto il sostegno pubblico del papa. Il papa ne è l’autore (non proprio, ma l’ha firmata lui), dunque chi meglio del papa sa come va interpretata?

Il papa dovrebbe mettere alla Congregazione per la Dottrina e la FEde il suo pupillo arcivescovo Forte, o “Tucho” Fernandez (il suo ghost writer, dato che il papa, oltre a non saper guidare, non sa neppure scrivere) o Kasper o, in segno ecumenico, la vescova di Stoccolma o l’imam del Cairo, per favorire il dialogo e la pace fra le religioni.

Oppure abolire del tutto la congregazione, tanto al papa non interessa la teologia e non la conosce, come ha già dichiarato. Tutto ciò che non conosce lo disprezza, siccome non sa quasi nulla ecco che non sopporta la cultura, l’arte (roba da principi rinascimentali), la dottrina è roba da rigidi, i comandamenti paralizzano… ciò che conta è fare casino, avere l’odore delle pecore, ricevere le squadre di calcio e gli attori di Hollywood e andare in giro in cerca di  applausi dicendo alla gente ciò che vuole sentirsi dire. Per questa visione non c’è bisogno di una Congregazione per la Dottrina e la Fede. Sarebbe solo fumo negli occhi per gli ingenui, uno specchietto per le allodole, un alibi per mantenere le fette di salame sugli occhi.

mercoledì 15 febbraio 2017

Contraddizioni e incompetenza

Fin da subito questo papa mi ha colpito per le sue contraddittorie  esternazioni. Prima afferma qualcosa, poi il suo contrario, poi se qualche giornalista gli chiede di precisare glissa e finge di non ricordare. Da un lato si tratta di una tecnica forse appresa dai gesuiti per far passare delle idee che sa che non sarebbero accolte se espresse con chiarezza. A volte invece ho il sospetto che non si renda conto di quello che dice, che parli a vanvera e che la mancanza di lucidità sia un suo stato abituale. Ad esempio in una recente esternazione ha affermato

Qual è la sorgente della mia serenità? No, non prendo pastiglie tranquillanti! Gli italiani danno un bel consiglio: per vivere in pace ci vuole un sano menefreghismo. Io non ho problemi nel dire che questa che sto vivendo è un’esperienza completamente nuova per me. .... Vivo in pace. Non so spiegare. 

Poi aggiunge:

Ma mai lavarsi le mani dai problemi! Sì, nella Chiesa ci sono i Ponzio Pilato che se ne lavano le mani per stare tranquilli. Ma un superiore che se ne lava le mani non è padre e non aiuta.  

Allora, ci vuole menefreghismo o no?

Nel frattempo spiega come risolve i problemi:

C’è corruzione in Vaticano. Ma io sono in pace. Se c’è un problema, io scrivo un biglietto a san Giuseppe e lo metto sotto una statuetta che ho in camera mia. È la statua di san Giuseppe che dorme. E ormai lui dorme sotto un materasso di biglietti! Per questo io dormo bene: è una grazia di Dio.

Infatti mi pare che i problemi della chiesa, soprattutto quelli del Vaticano di cui lui è il responsabile diretto, siano tutt'altro che risolti.

La mia impressione è che questo papa sia soprattutto incompetente. Un papa deve essere efficiente e risolvere i problemi? Sarebbe meglio di sì, compito del papa è governare, deve servire, prepararsi, lavorare. Il servo dei servi di Dio.
Ammettiamo che si scelga invece un papa privo di queste doti ma ricco di doni spirituali, per la sua santità, la sua vicinanza con Dio. Malgrado le sue chiacchiere in proposito, non ho la percezione di papa Francesco come uomo di Dio. A me pare soprattutto che voglia dare un'immagine di sé, che parli troppo spesso di sè, dei suoi "sogni", dei suoi desideri, della sua visione. Si crede un profeta, mentre dovrebbe fare il lavoro umile dell'amministratore.

Sto parlando troppo male del papa? Temo di sì, ma il fatto è che lui, per primo, parla male di tutti coloro che non la pensano come lui. Parlando degli ordini religiosi più tradizionali che hanno molte vocazioni (mentre gli ordini progressisti, come i suoi gesuiti, sono prossimi all'estinzione)  papa Francesco si esprime con rancore:

Quando mi dicono che c’è una Congregazione che attira tante vocazioni, lo confesso, io mi preoccupo...
Alcuni poi sono pelagiani: vogliono tornare all’ascesi, fanno penitenze, sembrano soldati pronti a tutto per la difesa della fede e di buoni costumi… e poi scoppia lo scandalo del fondatore o della fondatrice…

 Le solite accuse insensate, le parole al vento: pelagiani, asceti...

Sugli scandali poi, dovrebbe fare un po' di autocritica. Ha ripulito il Vaticano? Cosa ne è stato di quei cardinali che appoggiavano figuri come Maciel? E i personaggi controversi da lui promossi durante il suo pontificato?

Il papa e i rifugiati

In discussioni sull'operato del papa c'è chi cerca di zittire le critiche sui suoi atti ed esternazioni affermando che, prima di aprire bocca su qualunque argomento,  un vero cristiano si fa carico dei rifugiati, come ha fatto papa Francesco.

Dovremmo prendere esempio dal papa: andare in un centro profughi, caricare tre famiglie mentre la telecamera ti riprende, poi smollarle alla caritas romana e al governo italiano per quanto riguarda vitto, alloggio e spese connesse, e poi pontificare contro i muri dall’interno delle mure leonine nell’hotel 5 stelle  Casa Santa Marta?

Oppure andare a fare i “volontari” (lautamente retribuiti dallo stato italiano) nelle cooperative cattocomuniste che si stanno facendo le budella d’oro con il business dell’assistenza?

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http://isoladipatmos.com/si-alloggiano-i-barboni-nelle-chiese-e-poi-si-guadagna-con-gli-alberghi-a-cinque-stelle-di-proprieta-del-patrimonio-ecclesiastico-lettera-al-ministro-dei-beni-culturali/


martedì 14 febbraio 2017

Gli insulti del papa

Papa Francesco ha la tendenza a vedere le pagliuzze negli occhi altrui e non vedere le travi nel proprio. Domenica scorsa ha predicato sull'uso dell'insulto nel mondo contemporaneo con toni molto drammatici:  «Noi siamo abituati a insultare, come dire buongiorno, ma quello è sulla stessa linea dell’uccisione ... Chi insulta il fratello è come sei iniziasse a ucciderlo nel suo cuore».... E «per favore, non insultiamo mai» e così via....
Peccato che il primo a fare uso sistematico dell'insulto sia proprio lui: qui un piccolo campionario da un elenco parziale, molto più lungo, di stucchevoli e piuttosto volgari insulti papali verso  cattolici che lui non ritiene adeguati ai suoi standard:
Cristiani inflessibili, Moderni gnostici, Cristiani liquidi, Cristiani superficiali, Mummie da museo, Principe rinascimentale, Vescovo da aeroporto, Cortigiano lebbroso, Ideologo, Musi lunghi, Autoritari, Elitari, Pessimisti queruli e disillusi, Cristiani con la faccia da sottaceto, Infantili, timorosi di danzare, di gridare, paurosi di tutto, Che cercano certezza in ogni cosa Cristiani chiusi, tristi, intrappolati, che non sono Cristiani liberi, Cristiani pagani, Piccoli mostri, Cristiani sconfitti, Che ripetono il Credo pappagallescamente, Battitori da Inquisizione...
Questi insulti si fermano al 2015. Recentemente, parlando di media e disinformazione, un tema caro ai personaggi di potere che non amano le critiche, ha anche espresso l'idea che "la gente" abbia la tendenza alla coprofilia e coprofagia, cioè mangiare merda. Una terminologia piuttosto provocatoria per un papa che mi pare non ami essere trattato come lui tratta gli altri.