lunedì 14 agosto 2017

Superpope?

Leggo questa deprimente notizia, cioè che la Santa sede ha dato la licenza, per sovvenzionare l'Obolo di San Pietro, per la stampa di magliette con l'immagine di Francesco come "superpope", con il solito seguito di retorica sul papa della gente e così via.

Nel corso di questo pontificato il Vaticano  ha già affittato la Cappella Sistina alla Porsche per fare ricevimenti di extralusso, ha proiettato scimmie e cammelli sulla facciata di San Pietro, affitta ai grandi marchi le facciate delle chiese in restauro a Roma.


Oltre a colpire per l'avidità, la notizia è deprimente per un altro motivo, più grave. La maglietta esprime bene l'idea degradata del papato contemporaneo.Il papa supereroe (con la patetica valigetta nera e gli scarponcini neri) innanzitutto celebra sè stesso, non celebra il ministero di Pietro né tantomeno Gesù Cristo. Superpope vuole rivolgersi a tutti come icona pop. Ma il papa non si deve presentare al mondo come un eroe, un salvatore. Il papato è un umile ministero cristiano, con il compito di confermare nella fede, non di pavoneggiarsi al mondo, oltretutto per dire le stupidaggini da incompetente che dice Bergoglio, corrette dal suo stesso segretario di stato.

Credo che ci sia un simbolo che esprime bene l'errore di fondo di papa Francesco: la Lavanda dei Piedi.

Anziché compiere l'umile servizio di lavare i piedi dei suoi più stretti collaboratori, Superpope ha deciso, contro le regole liturgiche della chiesa, di lavare i piedi a uomini e donne di ogni condizione. Non si tratta di un gesto umile, ma di un gesto presuntuoso. Nel medioevo erano i ricchi e gli aristocratici che lavavano i piedi ai poveri negli ospizi, ma almeno avevano il buon gusto di farlo di nascosto, incappucciandosi. La lavanda dei piedi che invece compivano (e compiono) i vescovi e i preti riguarda i loro collaboratori e confratelli, ed è molto più difficile lavare i piedi al proprio immediato subalterno piuttosto che a qualche sconosciuto. Per non parlare del fatto che la lavanda "dei poveri" è fatta sotto gli occhi della telecamera e con le lacrime di finta commozione dei commenti dei giornalisti prezzolati.

Infatti Bergoglio maltratta i suoi collaboratori. Muller ci ha informato di come il papa abbia licenziato in malo modo dei preti che non gli piacevano, ed è noto il diniego di Francesco di rispondere ai dubbi che qualche cardinale gli ha formulato in relazione alle sue gesuitiche novità e riscritture del Vangelo. Più facile lavare i piedi ad un emigrante che poi viene sbolognato alla Caritas e non si fa più vedere piuttosto che al Cardinal Burke che gli chiede conto di "Amoris Laetitia".

Bergoglio si sente troppo importante per fare il successore di Pietro e il lavoro noioso del papa. Preferisce mostrarsi come profeta, innovatore,  rivoluzionario strumento dello Spirito. Alla fine in cosa consistono le sue profezie? Si tratta dell'ideologia che andava di moda negli anni Settanta nei collegi dei gesuiti sudamericani: teologia della liberazione, marxismo for dummies condito con qualche citazione evangelica o dal libro dell'Esodo, qualche teologo europeo di moda nel secondo dopoguerra, che probabilmente non ha mai nemmeno letto, ma si è fatto spiegare dai suoi collaborari come Tucho Fernandez, il suo pupillo teologo autore del fondamentale trattato sull'arte di baciare e ghost writer di Amoris Laetitia.

Alla fine qual è il risultato? lo squallore del papato contemporaneo, la fuga di massa dei fedeli dalla chiesa che tenta di inseguire il mondo, il degrado dei vertici della chiesa.

Qual è la nota positiva? Mai come oggi si è consapevoli della crisi della chiesa, anche se i vescovi fanno di tutto per nasconderla. Se il prossimo papa sarà una persona seria, che crede nel vangelo e non nelle glosse dei teologi contemporanei e celebra la liturgia in spirito e verità, e non come vorrebbero i liturgisti postconciliari, avrà davanti a sè un lavoro immenso da compiere, ma anche molti laici disposti a seguirlo, non come un superpope o un salvatore, ma con rispetto e spirito critico.



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